[Due ricercatori posano di fronte all’edificio del reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl. La costruzione di una nuova struttura di contenimento, attualmente in corso grazie allo sforzo della comunità internazionale, nasconderà l’iconico edificio alla vista nel prossimo futuro. Zona di Esclusione di Chernobyl, Ucraina, 2010]
Ventotto anni fa, il 26 aprile 1986, a Chernobyl si verificò il più grave incidente che abbia mai coinvolto una centrale nucleare, e ancora oggi si sta combattendo per arginare gli effetti delle radiazioni. E’ stata finita da poco la prima metà della nuova struttura, il New Safe Confinement, che verrà sovrapposta al vecchio “sarcofago” in cui era stato confinato il reattore numero 4, che mostra da tempo segni di deterioramento. Purtroppo già si sa che per problemi tecnici e finanziari il completamento dell’opera, previsto per la fine dell’anno prossimo, avverrà in ritardo, non prima del 2017, sempre che l’attuali crisi in Ucraina non comporti ulteriori ritardi.
Nel frattempo continuano il monitoraggio e gli studi sulla cosiddetta Zona di esclusione, in cui si registrano ancora livelli di radioattività migliaia di volte superiori a quelli del fondo naturale. Anche le ricerche più recenti hanno confermato l’elevato tasso di mutazioni nella flora e nella fauna dell’area, e uno studio appena pubblicato dalla rivista «Oecologia» ha dimostrato che interessano anche i microrganismi, tanto che i batteri che normalmente decompongono gli organismi morti procedono nel loro lavoro a un ritmo lentissimo.
(Tutte le immagini cortesia Andrea Bonisoli Alquati)
[Un segnale di pericolo radiazioni ai limiti della Foresta Rossa, a pochi chilometri dal reattore. Zona di esclusione di Chernobyl, Ucraina, 2011]
[L’ornitologo danese Einar Flensted-Jensen estrae una cinciallegra (Parus major) da una rete, per poter raccogliere misurazioni e campioni. I dati raccolti durante lo studio, pubblicati sulla rivista «PLoS One» nel 2011 da un team internazionale di ricercatori, tra cui l’autore della foto, hanno dimostrato che gli uccelli che vivono in aree maggiormente contaminate dal fallout hanno un cervello di dimensioni inferiori rispetto ai conspecifici che vivono in aree non contaminate, utilizzate come siti di controllo. Zona di esclusione di Chernobyl, 2011]
[A 24 anni dall’incidente, i tronchi dei pini morti perché investiti dal fallout nei giorni successivi all’incidente giacciono relativamente non decomposti sul suolo della Foresta Rossa, all’interno dell’area di esclusione di Chernobyl. Un recente articolo pubblicato sulla rivista «Oecologia» dal gruppo del Professor Timothy Mousseau della University of South Carolina ha dimostrato che i tassi di decomposizione sono inferiori in aree contaminate dalle radiazioni. Zona di esclusione di Chernobyl, Ucraina, 2010]
[La ruota panoramica della città di Pripyat, dove abitavano i lavoratori della centrale nucleare di Chernobyl. La ruota faceva parte di un parco divertimenti che sarebbe stato inaugurato qualche giorno dopo l’incidente, e quindi non è mai entrata in funzione. Gli oltre 50,000 abitanti della città una delle più giovani del mondo al momento dell’incidente, furono evacuati senza sapere che non sarebbero mai più stati in grado di tornare alle proprie case. Pripyat, 2011]
[Un usignolo (Luscinia megarhyncos) appena catturato in una rete all’interno della zona di esclusione. Sullo sfondo è visibile una delle torri di raffreddamento della centrale nucleare di Chernobyl. Zona di esclusione di Chernobyl, Ucraina, 2011]
[Un giovane pino all’interno della zona di esclusione di Chernobyl mostra una serie di aberrazioni morfologiche verosimilmente indotte dall’esposizione ad alti livelli di radiazioni. Zona di esclusione di Chernobyl, Ucraina, 2010]
[Un contatore Geiger mostra livelli di radiazioni (13,83 mR/h) equivalenti a migliaia di volte i livelli di fondo in aree incontaminate. Zona di esclusione di Chernobyl, Ucraina, 2011]
[Un fringuello (Fringilla coelebs) catturato all’interno della zona di esclusione di Chernobyl mostra albinismo parziale in alcune piume. Uno studio pubblicato nel 2013 da ricercatori del gruppo di Timothy Mousseau, tra cui l’autore della foto, ha testimoniato un incremento dell’albinismo parziale e dei tumori in un campione di oltre 1500 uccelli che vivono all’interno delle aree contaminate. Zona di esclusione di Chernobyl, Ucraina, 2010]
[Igor Chizevsky, del Chernobyl EcoCenter, controlla una cassetta nido all’interno della zona di esclusione. Disposte dal gruppo di Timothy Mousseau, le cassette nido hanno permesso di dimostrare una riduzione dei tassi di riproduzione in alcune specie di uccelli. Sullo sfondo è visibile un cumulo di suolo contaminato ammassato durante le operazioni di bonifica seguenti l’incidente. Zona di esclusione di Chernobyl, Ucraina, 2011]