BARI – «Abbiamo combattuto le estrazioni nelle acque italiane; non staremo in silenzio». Così il presidente della commissione Politiche comunitarie della Camera, Michele Bordo(Pd), si associa alla battaglia della Puglia contro l’attività estrattiva nell’Adriatico nelle acque territoriali della Croazia. Quella attività, dice il parlamentare Pd, «non deve avere effetti negativi sull’ecosistema marino e sulle attività economiche dei centri costieri italiani e, soprattutto, del Gargano». Bordo, che ha presentato un’interrogazione ai ministri degli Esteri, dello Sviluppo economico e dell’Ambiente, si appresta a chiedere un incontro ufficiale all’ambasciatore croato in Italia «per comprendere i termini effettivi del programma di sfruttamento dei giacimenti petroliferi e rappresentare le ragioni dell’opposizione delle istituzioni e delle popolazioni costiere italiane». Tra l’altro, le tecniche che verrebbero utilizzate sono state contestate «in Italia e bloccate dal Tar del Lazio, che ad ottobre del 2012 accolse il ricorso di decine di Comuni, associazioni e delle Regioni Puglia e Molise. Non so se il Governo italiano e le autorità comunitarie – prosegue Bordo – siano stati informati del massiccio programma di sfruttamento dei bacini petroliferi e di gas da parte della Croazia. La cosa certa è che il Senato, lo scorso 3 aprile, ha approvato a larghissima maggioranza un ordine del giorno che impegna il nostro Governo a sospendere tutte le attività concessorie riguardanti la ricerca e l’estrazione di idrocarburi liquidi che si sviluppano all’interno delle 12 miglia di linea marina rispetto alla costa adriatica. Sono pertanto sicuro che il governo italiano farà tutto il possibile per evitare che la Croazia possa dar seguito al suo programma estrattivo». Bordo ha anche presentato una proposta di legge per l’istituzione della Zona di Protezione Ecologica del mare Adriatico, «al fine di preservare il suo ecosistema dai rischi derivanti da attività industriali inquinanti, come quella estrattiva, e promuovere un nuovo modello di sviluppo».
Alla battaglia, annunciata dal presidente dell’assise regionale pugliese Onofrio Introna, si associa anche il coordinatore regionale di Sel, Gano Cataldo, candidato alle Europee per «L’Altra Europa con Tsipras». «La battaglia contro le trivellazioni al largo delle coste del mare adriatico deve assurgere a dibattito sovranazionale, affinché diventi – dice – materia di legislazione univoca per tutti i Paesi dell’Europa . È una battaglia in cui le regioni e i movimenti contro le trivellazioni non possono essere lasciati soli contro tutto e tutti. Alla Regione Puglia, per esempio, non basta incrociare le spade contro il governo Renzi, che con la riforma del titolo V della costituzione vuole avocare allo Stato centrale la materia energetica e ambientale, se la Croazia autorizza la ricerca di petrolio al largo delle isole di Pegalosa, appartenenti al territorio di Zagabria, ma ad appena trenta miglia da Peschici. La discussione dunque dobbiamo portarla in Europa».
«Prima le trivelle, poi l’elettrodotto nel Sud-est Barese, poi ancora le trivelle nell’Adriatico. Sembra proprio – dice Peppino Longo, consigliere regionale Udc – che le minacce per la Puglia ed il suo territorio non finiscano mai. Quel che è peggio è che tutto questo si “affaccia” quasi sempre alle porte della stagione estiva. La Puglia deve alzare ancora di più la voce per far arrivare sempre più forte a Palazzo Chigi il “no” alle ricerche in mare del petrolio.
(La Gazzetta del Mezzogiorno on line, 1 maggio 2014)